Affitti brevi

Come funzionano gli affitti brevi

Una casa vacanza è una struttura ricettiva extra-alberghiera, come un ostello o un Bed & Breakfast. Può essere gestita in forma imprenditoriale o meno ma richiede sempre alcuni adempimenti per l’apertura:

  • Comunicazione al SUAP (Sportello Unico Attività Produttive) dell’inizio delle attività.
  • Trasmissione dei dati delle persone ospitate alle autorità di pubblica sicurezza.
  • Comunicazione dei flussi turistici ai fini delle rilevazioni ISTAT.
  • Esposizioni in casa dei moduli di dichiarazione dei prezzi rilasciati dal Comune di riferimento.

Chi svolge l’attività in forma imprenditoriale è tenuto naturalmente a tutti gli obblighi contabili comuni a qualsiasi azienda.

La casa vacanza stipula con l’ospite un contratto di prestazione di servizi ricettivi. Infatti i redditi non risultano redditi fondiari (non è una rendita immobiliare) ma sono “altri redditi”, cioè redditi derivanti da attività commerciale (più o meno occasionale). Proprio per la sua classificazione, la casa vacanza permette di fornire una quantità indefinita di servizi accessori: cambio lenzuola, pulizia ma anche baby sitting, catering, ecc.

Come spesso accade nella sharing economy, il mercato è più veloce delle norme giuridiche dei vari paesi e anche il mercato degli affitti brevi deve rientrare nei modelli giuridici ed economici ordinari, a tutela sia degli attori coinvolti sia della società nel suo complesso.

Per questa ragione il 15 giugno 2017 è stata approvata dal Parlamento la normativa italiana che regola gli aspetti fiscali dell’affitto a breve termine, con l’introduzione della cedolare secca (l’imposta speciale che sostituisce l’Irpef e l’imposta di registro) al 21%.

Una casa locata a fini turistici è un’abitazione affittata con la modalità della locazione breve. Con locazione breve si intendono “i contratti di locazione di immobili ad uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, inclusi quelli che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, o di arte e professione” (D. L. 50/2017)”.

Grazie alla nuova normativa, i proprietari (di immobili adibiti a locazione turistica) non dovranno più preoccuparsi dell’adempimento fiscale in quanto la quota sarà interamente a carico dei gestori. In questo modo potranno evitare incombenze fiscali e morosità e saranno finalmente tutelati nel mettere a reddito le loro proprietà in modo flessibile e trasparente.

I proprietari hanno due possibilità: possono optare per la cedolare secca al 21% o per il versamento dell’IRPEF (aliquota minima del 23%), indicando nella dichiarazione dei redditi i proventi delle locazioni. Inoltre, la nuova norma non riguarda solo i proprietari di casa, ma anche gli intermediari immobiliari (tra cui agenzie, società e portali), altri importanti attori in questo scenario.

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