Arte e Cultura

Carnevale di Putignano

Putignano

Il Carnevale di Putignano è il più antico d’Europa ed è giunto alla 626a edizione nel 2020. Inoltre, è diventato talmente popolare che dal 2006 viene anche realizzata una variante estiva.

In questo articolo scoprirai la storia e le tradizioni del Carnevale di Putignano, che saprà stupirti con i suoi carri e i suoi colori.

La storia

Le origini

Nel 1394 sulla costa pugliese, i saraceni cercavano di prendere d’assalto le città e saccheggiarle. I Cavalieri di Malta, che al tempo governavano quelle zone, decisero di proteggere tutto ciò che reputavano prezioso e importante. In particolar modo volevano proteggere le reliquie di Santo Stefano, custodite a Monopoli. Decisero così di trasferirle nell’entroterra, perché più al riparo rispetto alla costa: scelsero Putignano come luogo del trasferimento. Così, il 26 dicembre 1394, le reliquie di Santo Stefano furono trasferite a Putignano, precisamente nella Chiesa di Santa Maria Greca, dove vengono ancora custodite tutt’oggi.

Da questo trasferimento, la storia e la leggenda si intrecciano: secondo la tradizione, quando le reliquie arrivarono a Putignano i contadini stavano lavorando le viti con la tecnica della propaggine, da cui prende il nome la festa. Al passaggio delle reliquie, abbandonarono i campi e seguirono il corteo cantando e ballando. Alcuni studiosi vedono questo momento come un passaggio di cristianizzazione del Carnevale: i riti di Dioniso risalenti alla Magna Grecia acquisirono una connotazione cristiana e diedero vita alla festa delle Propaggini, che sancisce l'inizio del Carnevale più antico d’Italia e d’Europa.

L'evoluzione

Successivamente, agli inizi del 1900 la festa assume le caratteristiche odierne: i pupazzi in paglia e stracci vengono sostituiti da carri in ferro e carta, realizzati con tecniche che si affinano nel corso degli anni. Sono gli anni in cui il Carnevale di Putignano acquisisce la sua fama attraendo visitatori da tutt’Italia.

Le celebrazioni

Il periodo del Carnevale di Putignano parte dal 26 dicembre, giorno della festa delle Propaggini, e si conclude con il martedì grasso, che decreta l’inizio della Quaresima. Durante questo lasso di tempo, hanno luogo le numerose celebrazioni che definiscono il Carnevale di Putignano.

La festa delle Propaggini

La festa delle Propaggini ha luogo il 26 dicembre a Putignano e apre le porte alla stagione del Carnevale. Tale celebrazione fonde il sacro e il profano: da una parte la natura religiosa che risale alle reliquie di Santo Stefano, dall’altra la satira tipica dei riti di Dioniso. Viene allestito un palco su cui si alternano dei gruppi di poeti che, vestiti da contadini, raccontano in dialetto l’anno appena trascorso, facendo satira sui personaggi politici di Putignano e dell’Italia. Questi personaggi, alternandosi sul palco, svelano la natura satirica del loro intervento piantando il “ceppone”, che è il simbolo della festa e porta con sé un significato particolare: da una parte simboleggia la pianta della vite, dall’altro l’organo sessuale maschile. Alla fine dei vari interventi, annunciano il gruppo vincitore, tenendo conto della padronanza del dialetto, del rispetto delle tradizioni e dell’efficacia dei testi.

La centralità del giovedì nel Carnevale di Putignano

Partendo dal giorno 17 Gennaio, ricorrenza di Sant’Antonio Abate, il giovedì acquisisce un’importanza particolare. Originariamente, durante questo giorno si tenevano banchetti e balli in maschera, mentre oggi, invece, è un giorno dedicato alla satira. Ogni giovedì si ironizza su un gruppo sociale ben preciso: dai monsignori alle suore, dai pazzi ai vedovi e ai cornuti.

Il giovedì dei cornuti è quello più sentito del Carnevale di Putignano. In questa giornata, gli uomini dell’Accademia delle Corna camminano per le strade del paese cantando e ballando, dando vita al “Cornèo”, il corteo dei cornuti. Successivamente si riuniscono per lucidare le proprie corna e rivelare il cornuto dell’anno, scelto a sorpresa tra i membri dell’Accademia. Durante la sera, si riuniscono in Piazza Plebiscito e vengono misurate le corna e tagliate, procedendo con una grande cena a base di maiale per celebrare l’ultimo giovedì del Carnevale.

L’estrema unzione e il funerale del Carnevale

Il martedì grasso è l’ultimo giorno del carnevale, sancendo quindi la morte di quest’ultimo. Un gruppo di uomini vestiti da sacerdoti impartisce l’estrema unzione al carnevale, di cui celebrano il funerale la sera dello stesso giorno. Viene inscenato un rito funebre per il carnevale, il quale è rappresentato da un maiale in cartapesta che viene bruciato e trasformato in cenere, anticipando la giornata del Mercoledì delle Ceneri: si passa definitivamente al periodo di moderazione della Quaresima.

Qui maggiori informazioni riguardo le varie edizioni.

I carri allegorici e le maschere

I carri

Durante il Carnevale di Putignano numerosi carri in cartapesta sfilano per il centro del paese, rivestendolo di coriandoli colorati e maschere originali. Quella dei carri è una tradizione molto antica, risalente ai primi anni del novecento, con carri di paglia e stracci che si sono successivamente evoluti in cartapesta e ferro. Tali carri vengono realizzati da esperti che si riuniscono in laboratori e lavorano al fine di migliorare la loro arte di anno in anno. Qui potrai ammirare i carri degli anni passati.

Farinella

La maschera tipica del Carnevale di Putignano è Farinella, che prende il nome da un piatto tipico di questo paese: questa maschera è un mix tra il Jolly delle carte francesi e Arlecchino, ha un abito con pezze multicolori e un cappello con tre campanelli. La peculiarità è rappresentata dal volto, arzillo e con il naso rosso.

Farinella si inserisce nella leggenda riguardante l’origine del Carnevale di Putignano. Nel periodo in cui i saraceni saccheggiavano le zone della Puglia, gli abitanti di Putignano non sapevano come rispondere a tali episodi. Un fornaio di cui nessuno ricordava il nome, soprannominato Farinella, ebbe un’idea che salvò il paese. La peste era da poco passata in Puglia, ma i saraceni non ne erano ancora al corrente. Così, questo fornaio fece spalmare della farinella sulla pelle della popolazione, in modo da fingere di aver contratto una nuova malattia. Al loro arrivo, finte guardie cittadine accolsero i saraceni e comunicarono loro che il paese era in quarantena: Putignano si salvò dal saccheggio e Farinella diventò un eroe cittadino a cui fu dedicata anche la tradizionale maschera carnevalesca.



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