È nato nel 1860, grazie a Gaetano Giorgio Gemmellaro, allora docente di Geologia e Mineralogia della Facoltà di Scienze fisiche e matematiche dell’Università di Palermo. Visitarlo significa fare un viaggio a ritroso nel tempo.
Un viaggio di 250 milioni di anni attraverso più di 600.000 reperti, che fanno del museo geologico Gemmellaro uno dei principali musei geologici e paleontologici italiani.
Al piano terra, la sala Enzo Burgio, che prende il nome dal famoso paleontologo, presenta un’esposizione di antichi fossili siciliani: da quelli d’era paleozoica (risalenti anche a 270 milioni di anni fa) fino ai più recenti risalenti all’era quaternaria. Nelle tre sale al piano superiore si trovano invece reperti che testimoniano la presenza di elefanti in Sicilia; una collezione di cristalli che risalgono a sei milioni di anni fa. Mentre l’ultima sala è dedicata alle testimonianze della prima presenza umana sull’isola: spicca tra le altre il prezioso scheletro di Thea, la donna del Paleolitico, dal cui teschio è stato ricostruito il volto.
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